lunedì 9 ottobre 2017

Domenica ho capito cosa voleva dire Alonso qualche anno fa: "Alla Ferrari si può solo arrivare secondi ... "

DEVI STARE DIETRO

Purtroppo aveva ragione lui, ed il perché non è dato da sapere ma risulta evidente come la Ferrari nel momento in cui dimostra un minimo di superiorità nei confronti dei competitor tedeschi, o austriaci, subito deve fare un passo indietro.

Gli errori degli ultimi quattro gran premi sono troppo elementari per una squadra che lotta per vincere il campionato, e non è sicuramente la prima volta che succede.

Sembra quasi che per una sorta di patto non scritto, la squadra italiana deve lasciare il passo quando il capo glielo chiede, come per dire ... "adesso abbiamo scherzato, fatti da parte che devo vincere sono la Mercedes ... "

Ora bisogna capire, se sono leggi di mercato, oppure se  vertici della casa modenese, ma con svariate attività finanziarie:
Ferrari N.V. (naamloze vennootschap) è la società di diritto olandese che controlla la Ferrari S.p.A., la casa automobilistica italiana fondata da Enzo Ferrari nel 1947 a Maranello che produce automobili sportive d'alta fascia e da corsa, essendo largamente impegnata nell'automobilismo sportivo mondiale.
Il 24 maggio 2013 Ferrari S.p.A., che nel 1969 entrò a far parte del Gruppo Fiat, venne incorporata nella società di diritto olandese "New Business Netherlands N.V.", che dall'ottobre 2015 venne ridenominata "Ferrari N.V." e quotata al NYSE.
Nel settembre 2014 fu annunciato da Fiat Chrysler Automobiles, il gruppo automobilistico nato dalla fusione tra Fiat S.p.A. (precedentemente conosciuta come Gruppo Fiat) e Chrysler Group, che Luca Cordero di Montezemolo dopo 23 anni, avrebbe lasciato la presidenza a conclusione dei festeggiamenti dei 60 anni Ferrari in Nord America. Al suo posto sarebbe arrivato Sergio Marchionne, già Amministratore Delegato di FCA.
Il 21 ottobre 2015 il 10% del 90% di Ferrari N.V. posseduto da FCA viene quotato a Wall Street ad un prezzo iniziale dell'IPO di 52 dollari.
Dal 4 gennaio 2016, come annunciato a fine ottobre 2014 [2], la Ferrari N.V. viene scorporata da FCA mediante l'assegnazione di una azione Ferrari N.V. ogni 10 azioni FCA possedute dagli azionisti dell'ex controllante e viene quotata anche alla Borsa Italiana ad un prezzo iniziale di 43,44 euro, corrispondente ad una capitalizzazione di 8.709.204.596 euro, passando così sotto il controllo diretto di Exor.
QUESTO POI POTREBBE SPIEGARVI MEGLIO IL COLLEGAMENTO:

Pasquale Di Santillo
LUNEDÌ 30 GENNAIO 2017 12:56
ROMA - L’avreste mai detto che dietro al triplice trionfo negli ultimi Mondiali di F.1 da parte di Mercedes c’è anche un cuore (costola?) italiano? E che quel cuore batte forte, vive e lavora in Italia e, solo qualche anno fa, era di proprietà della vecchia Fiat? Sì, avete capito bene: la Ferrari è stata battuta, anche, dal fuoco amico (ex). 
Per molti Petronas Lubrificant International è “solo” tra le più importanti multinazionali al mondo che estraggono petrolio e realizzano prodotti derivati, una multinazionale malese che fornisce benzine e olio alla Mercedes di Hamilton e Rosberg, vincitori degli ultimi tre Mondiali. Sbagliato! Cioè, giusto maquella è solo la punta dell’iceberg, Decisamente evidente nella sede mondiale sistemata nelle Torri (Petronas, appunto) di Kuala Lumpur.
Il restante 90%, pur lavorando in 80 mercati con uffici commerciali in 23 Paesi di cinque continenti, è chiaramente a trazione italiana. A cominciare da chi decide e comanda a livello operativo nel mondo e in Europa. Giuseppe D’Arrigo nell’aprile 2016 si è trasferito in Malesia per diventare Global Ceo di Petronas dopo aver guidato per tre anni l’Europa. E qui, al suo posto, a giugno è stato scelto Alessandro Orsini, 50 anni, livornese, 3 anni in Eni, 17 in Shell prima di sbarcare a...Torino. Già, perchè il motore pulsante di tutta l’attività di ricerca e sviluppo di Petronas è a Villastellone, una ventina di chilometri da Torino. Una sorta di piccola NASA dei lubrificanti, con scienzati provenienti da tutto il mondo che entro fine 2017 verrà estesa grazie ad un investimento di 60 milioni su un’area di 80.000 mq (oltre 17.000 coperti) con conseguente creazione di posti di lavoro (oltre 100).
Orsini, prima di entrare nel dettaglio ci racconta il DNA italiano, Fiat in particolare, di Petronas? 
«È’ molto semplice: è una storia centenaria che nasce nel 1912, quando Fiat iniziò, prima al mondo, a lavorare sui lubrificanti per motori. Si sviluppa fino a diventare negli anni ‘70 marchio autonomo con Olio Fiat, quello a 8 rombi. Per esigenze di mercato diventa FL che a sua volta nel 2003 si tramuta in FL Selenia. Dopo un passaggio tra vari fondi americani, Petronas nel 2007 acquista FL Selenia. E oggi FCA è il nostro migliori cliente, come dimostrano anche i successi alla Dakar con il team Iveco...».
Avete numeri precisi relativamente all’incidenza dei vostri oli nelle prestazioni delle Mercedes?
«Si era parlato, in passato, di un valore vicino a 3 decimi al giro. Ma non posso confermare. Mi limito a ricordare quello che Rosberg e Hamilton hanno ripetutamente detto dei nostri prodotti durante la stagione. E cioè che “la sfida odierna in F.1 è dare lunga vita ai motori, visto che se ne possono usare solo quattro in una stagione. E loro ci sono riusciti”. Perchè vede, il problema non è tanto durare 5-6 gare, ma garantire per la stessa durata, altissime performance, dissipando a livello molecolare il calore in eccesso».
Tutto merito delle ricerche portate avanti a Villastellone?
«Va detto, nei successi Mercedes c’è tanta italianità, anche se i nostri scienziati vengono da da ogni parte del mondo. Tutti i prodotti che la nostra squadra di due tecnici (sempre presenti alle gare) porta in pista sono ideati, testati e realizzati a Villastellone, dove lavorano più di 500 persone che vanno aggiunte al centinaio dell’altro nostro stabilimento di Napoli».
E quali sono gli obiettivi di Petronas dopo un triennio di grandi soddisfazioni?
«Gli stessi di sempre: migliorare. Per questo continuiamo ad investire. La partnership con Mercedes è fantastica e va oltre la sponsorizzazione. Puntiamo a raddoppiare il business in Europa (in Italia il fatturato supera i 400 milioni, nel mondo oltre 2 miliardi ndr) grazie anche all’aumento delle officine da noi brandizzate che oggi sono 2.300 in tutto il mondo (860 in Italia) e nel 2019 arriveranno a 3500». Eccellenza e know how italiani, soldi stranieri: per gli altri è dura.